Montevergine Park

L’antica salita di Montevergine rappresenta un corridoio trasversale nel cuore della città antica di particolare interesse storico e paesaggistico. Il complesso di Montevergine che costeggia la salita, presenta infatti un’intera facciata costituita dalle antiche mura longobarde della città che discendevano dal castello Arechi. Da un punto di vista paesaggistico, la salita che conduce fino alla chiesa di San Filippo Neri rappresenta uno dei percorsi più panoramici del centro storico, eppure, oggi completamente sconnesso dal resto della città.

L’obiettivo principale è quello di riportare la salita Montevergine al centro di nuove dinamiche rigenerative, a partire da alcuni temi emersi:
• un orto urbano da co-gestire, come primo punto di biodiversità;
• una sosta per definire un nuovo spazio pubblico attraverso architetture temporanee;
• un percorso panoramico da reinterpretare per riscoprire un pezzo di città tra Golfo e castello;
• una comunità centrale nelle nuove politiche urbane con cui esplorare i servizi ecosistemici del paesaggio.

• We Make City – applicazione del processo di #WMC fino al primo intervento trasformativo dell’area
• Co-design dell’area di biodiversità – laboratori online e offline con cui gli stakeholders sono stati guidati in un percorso di progettazione collaborativa e di valutazione delle alternative possibili, in collaborazione con esperti di permacultura e e di decision-making
• Coordinamento e manutenzione – implementazione dell’area di biodiversità, piantumazione ciclica, manutenzione e co-gestione dell’area attraverso incontri di cura e la programmazione di eventi

L’area di biodiversità sulla salita Montevergine è il primo punto rigenerato del percorso storico che dal centro storico di Salerno indirizza verso il Castello Arechi. Dopo abusi che hanno privatizzato impropriamente l’area pubblica a ridosso dell’ex Conservatorio di Montevergine, l’area è stata bonificata con il contributo di esperti di Permacultura e la collaborazione della comunità che attorno al progetto si è costituita.
Più di 100 sono le specie che adesso vivono rigogliose in questo giardino commestibile sperimentando, come sistema di irrigazione, le olle in terracotta prodotte dalla ceramista Martina Marchi.

La comunità che si è organizzata attorno a questa visione prende il nome dei “chiapparielli”, diminutivo napoletano della pianta di cappero che si diffonde capillarmente nel centro storico della città. È un raggruppamento informale di cittadine e cittadini, con competenze diverse, ma una passione comune: prendersi cura della propria città.